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Chi mi conosce o ha assistito anche solo a uno dei miei corsi, sa quanto abbia a cuore il tema della salute mentale… per quanto ci piaccia pensarlo, infatti, non siamo dei robot e non operiamo a compartimenti stagni: il nostro vissuto (qualunque sia l’ambito) costruisce sempre il nostro bagaglio esperienziale ed emozionale e, di conseguenza, determina il nostro benessere.

A conferma di ciò, in un recente studio aziendale condotto da BVA Doxa, l’85% delle persone intervistate ritiene che il proprio benessere psicologico generale sia strettamente correlato al benessere sul lavoro e viceversa, mentre il 49% (la metà!) soffre di ansia e insonnia per cause legate alla sua professione; come se non bastasse, l’emergenza sanitaria non ha agevolato queste situazioni già poco favorevoli, infatti, sarebbe raddoppiato il numero dei lavoratori – e lavoratrici – sintomatici di uno dei principali «marker» del burnout… Ecco 8 campanelli di allarme a cui prestare attenzione, utili per tutelare il lavoro ma soprattutto il nostro benessere psicologico!

assenteismo – senza dubbio uno dei primi campanelli d’allarme che ci fanno capire che qualcosa non va per il verso giusto: se continuativo o frequente, è necessario comprenderne le ragioni (non dimentichiamo che es. un malessere apparentemente fisico potrebbe anche avere cause psicologiche).

calo dell’efficacia – la prestazione personale non è mai costante, ma frequenti o duraturi cali possono essere sintomo che qualcosa preoccupa o impedisce di essere presenti in ciò che si fa… pertanto è sempre bene comprenderne la causa.

perdita d’interesse – perdere l’entusiasmo e la motivazione verso il proprio lavoro spesso significa che dobbiamo rallentare: essendo un possibile sintomo di burnout, è importante non sottovalutarlo!

difficoltà nelle relazioni – aggressività, disinteresse, mancata partecipazione o addirittura isolamento… Le relazioni sono ottime per mitigare lo stress, ma se finiscono per alimentarlo è necessario intervenire – anche prendendosi una pausa.

isolamento – isolarsi e rifugiarsi in se stessi ci aiuta ad evitare situazioni che generano ansia e stress; talvolta, però, l’isolamento può essere “funzionale”: l’importante è chiedersi se si sta bene, onestamente.

irritabilità – ci iper-attiviamo ogni qualvolta lo spazio mentale si affolla o le risorse a disposizione vengono a mancare: nervosismo, esagitazione e irritabilità possono essere sinonimi di malessere ed è importante riconoscerne i veri motivi!

difficoltà di memoria e concentrazione – cali di concentrazione, dimenticanze o piccoli vuoti di memoria accompagnano spesso i vissuti di stress: la mente è troppo piena e le informazioni si perdono pertanto, anche in questo caso, è necessario rallentare (magari seguendo un percorso di mindfulness 😉

mancanza di energia – la stanchezza non deriva solo da affaticamento fisico, infatti lo stress gioca un ruolo importante nella percezione della stanchezza – inoltre, non dimentichiamo (cosa che facciamo spesso) la fondamentale importanza del sonno, regolare negli orari e di qualità!

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