Foto: comunicacion.intecca.uned.es
Si sente molto parlare di “intelligenza emotiva” (di gran moda nelle Corporations all’avanguardia come Google, argomento di workshop e seminari nelle principali università ed MBA, Harvard in testa, anche io ne parlo moltissimo nei miei corsi ) ma… di che cosa si tratta?
Viene così definita la capacità di essere consapevoli delle nostre emozioni, saperle controllare come e quando serve e riuscire ad esprimerle nella maniera più appropriata, per poter gestire al meglio le nostre relazioni.
Senza intelligenza emotiva, fondamentalmente, siamo degli individui emotivamente immaturi, incapaci di assumerci la responsabilità di noi stessi o della nostra vita di relazione…
Ecco alcuni esempi di scarsa intelligenza emotiva: consideriamoli come tanti campanelli d’allarme per riflettere, ogni qualvolta li riscontriamo nei nostri interlocutori… o magari in noi stessi
1. (ri)portano sempre l’argomento della conversazione su di sé.
Riescono a monopolizzare ogni conversazione e a portare qualsiasi argomento altrui, anche il più disparato, sempre e solo su di sé.
I più “sofisticati” sembrano ascoltare attentamente e fanno perfino delle domande, ma alla fine sono sempre loro che hanno avuto la meglio/la peggio etc… insomma: è loro l’ultima parola perché solo loro possono essere protagonisti!
2. non fanno mai nulla per niente.
Non si tratta solo degli avari o dei maleducati (quelli sono semplici da smascherare): c’è chi eccede in gesti belli e generosi solo perché funzionali es. a colpire positivamente chi li osserva. Ascoltiamo quindi il nostro intuito quando ci dice che qualcuno è troppo affascinante, suona falso o è eccessivo nei modi – a volte basta anche solo ascoltare proprio quello che dice per scoprirne le intenzioni manipolatorie: gli altri sono sempre strumenti per un determinato fine…
3. sono patologicamente positivi.
Ovviamente essere ottimisti è utile, attira la fortuna ed è piacevole per chi ci circonda: però liquidare sempre gli altri con un “pensa positivo”, “smettila di pensarci” etc. in realtà non fa che peggiorare l’ansia e frustrare l’interlocutore… Pretendere che problemi, malattie e brutture non esistano equivale a non voler vivere veramente (e imporre questa visione agli altri significa che non si è in grado di affrontare lo spettro delle possibili reazioni ed implicazioni emotive). Lo stesso vale es. per chi ride della sensibilità altrui, anche quando è giustificata, o viceversa quando si rimane gentili in situazioni dove sarebbe del tutto ragionevole arrabbiarsi.
4. non sanno rispettare gli impegni.
La comunicazione via smartphone rende tutto molto più veloce – purtroppo però diventa più facile anche sbagliare. È comprensibile e può capitare di dover cambiare programma o idea all’ultimo minuto: ma se succede davvero troppo spesso, allora significa che manca la capacità stabilire i propri confini (ad es. per rifiutare subito un invito non desiderato) e/o che non c’è l’empatia necessaria (leggasi educazione e rispetto dell’altro) ad es. per capire che gli altri vanno avvisati per tempo… [segue]