Il 10 ottobre si celebra la Giornata mondiale della Salute Mentale, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sui problemi di salute mentale in tutto il mondo e mobilitare gli sforzi a sostegno della salute mentale…
–> Recenti sondaggi del Workforce Institute UKG confermano che manager e leader aziendali hanno un impatto sulla salute mentale dei dipendenti molto più grande di quanto medici, terapisti e perfino compagni/coniugi possano esercitare…
–> Negli stessi sondaggi, il 90% dei top manager e dei responsabili HR pensa che lavorare per la propria azienda influisca positivamente… mentre solo la metà dei dipendenti la pensa così, anzi: uno su tre ritiene che il management non si preoccupi affatto del benessere mentale del proprio team 🙁
McKinsey (come già altre grandi società di consulenza internazionale) stima che circa il 60% dei dipendenti abbia sperimentato un problema/disagio mentale almeno una volta nella propria vita: in pratica, la stragrande maggioranza di manager e collaboratori deve affrontare conseguenze dirette o indirette legate alla salute mentale!
Va da sé che il ruolo di manager e leader sia di fondamentale importanza per la salute e il benessere mentale del dipendente: dalla promozione (e protezione) di ferie e momenti di stacco, allo scambio di feedback costruttivi, aperti e puntuali, al sostegno dei percorsi di carriera più opportuni e, in generale, delle possibilità di apprendimento dei singoli, oltre a benefit, servizi e percorsi a sostegno del benessere… tutto questo dovrebbe far parte saldamente del “libro dei task” di ogni leader.
Già… ma come riconoscere i giusti tratti distintivi in una persona, in un manager?? A costo di sembrare retorica, occorre tornare a coltivare e promuovere alcune competenze base: avere consapevolezza, compassione e agire con saggezza
- saper osservare intorno a noi ma anche dentro di noi (che cosa penso? che cosa provo?) e di andare oltre i nostri stessi stereotipi e idee preconcette
- provare vero interesse per le persone che ci circondano, riuscire a vedere le situazioni anche dall’altrui punto di vista – ed essere più comprensivi verso i nostri stessi limiti
- valutare e prendere decisioni che esulino dal nostro ego, sapendo scegliere in prima persona ma anche sapendo quando e come delegare, con attenzione ai risultati ma anche agli impatti futuri
Queste sono le competenze che oggi più che mai fanno la vera differenza, umana e di leadership 🙂
…ti interessa mentoring su questi e altri strumenti di Emotional Intelligenge e mindfulness? Continua a seguirmi e contattami su www.laurasabbadini.blog