Spesso le campagne anti-droga hanno fatto uso di immagini forti per comunicare il messaggio che l’uso di sostanze stupefacenti danneggia il cervello (es. un vecchio filmato americano mostrava un uovo in padella, che iniziava a cuocersi per poi rompersi).
Dovendo trovare un’immagine per esemplificare l’effetto dello zucchero sul nostro cervello, potremmo prendere una bottiglia di cocacola o di una qualsiasi altra bibita gassata, agitarla, stapparla e osservare il risultato esplosivo: la sensazione di carica che abbiamo dopo aver mangiato qualcosa di dolce viene chiamata “sugar-high” per buoni motivi – e, quando ci sentiamo deboli, ormai si dice comunemente di essere in “carenza di zuccheri”… In effetti è dimostrato che, quando il fruttosio (un carboidrato semplice) è presente nel sangue, provoca una reazione cerebrale molto simile a quella degli stupefacenti (!).
Lo zucchero attiva la triade dei cosiddetti “ormoni della felicità” — serotonina, dopamina ed endorfina — che migliorano l’umore, riducono la percezione del dolore e in generale inducono uno stato di benessere. Purtroppo però lo zucchero non attiva alcun ormone che dia senso di sazietà… quindi è estremamente facile mangiarne troppo, accumulando calorie (e infiammazioni) inutili.
A nostra parziale discolpa, spesso lo zucchero si nasconde in alimenti insospettabili, magari salati e non dolci, come condimenti e salse pronte, ketchup, crackers, piatti pronti, surgelati e fast food. Perfino il muesli e i cereali per la prima colazione, considerati “salutisti”, contengono già all’origine l’equivalente di 4 o 5 cucchiaini di zucchero a porzione… uno vero sproposito! Ne risulta che 8 persone su 10 consumano ben oltre la dose quotidiana raccomandata dai medici (ovvero, max. 10% di calorie da zucchero).
Fortunatamente, così come ci si abitua velocemente, ci si può anche disabituare velocemente al gusto dolce.
Come? Oltre ovviamente a un po’ di volontà e autodisciplina, dobbiamo introdurre cibi che aiutino a compensare psicologicamente e fisicamente una riduzione di zuccheri: si tratta dei latticini (di capra o pecora e sempre senza esagerare!), noci, semi, avocado e olio d’oliva, carne e pesce – ossia tutti i grassi “buoni”.
Ad esempio l’acido oleico, un grasso insaturo che si trova nell’olio d’oliva e nell’avocado, contribuisce al senso di sazietà inviando messaggi specifici al cervello per bilanciare la richiesta di calorie (n.b.: questo spiega anche il motivo per cui, consumando cibi light o “senza grassi”, non ci sentiamo mai sazi e piuttosto insoddisfatti).
Gli acidi grassi essenziali, come trigliceridi e colesterolo, sono necessari alle funzioni primarie del corpo, promuovono la salute dei nostri organi e supportano i processi metabolici – ecco perché è importante non dimenticarci di consumare cibi che supportino i livelli di “colesterolo buono” (HDL), riducendo contestualmente gli zuccheri!