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Come ben sappiamo, la Quaresima è il periodo che precede la Pasqua e inizia ufficialmente con il Mercoledì delle Ceneri (ovunque tranne nella diocesi di Milano, dove il “rito ambrosiano” la fa iniziare qualche giorno dopo, la domenica successiva, e vede l’apice dei festeggiamenti del suo Carnevale proprio il sabato).
Le date precise variano di anno in anno, in base alle lune, ma resta il fatto che lo scopo di questo periodo dovrebbe essere di espiazione, riflessione e preparazione alla rinascita spirituale che avviene con la Pasqua: in pratica, quaranta giorni di preghiera, carità e digiuno… hanno ancora senso oggi?? A prescindere dagli aspetti religiosi, la risposta è indubbiamente sì!
Se trasportiamo questi precetti in un contesto “moderno”, pregare è un’occasione di raccoglimento e focalizzazione sul proprio sé (desideri, dolori, ansie, paure), per esplicitarlo innanzitutto a noi stessi, sviluppare autoconsapevolezza e aiutarci ad individuare la strada migliore da percorrere, preparandoci ad affrontare fatica e ostacoli… è molto diverso dalle pratiche di meditazione, tanto raccomandate da psicologi, medici e terapeuti? Non direi La carità è un valore e un dono sempre più raro e pertanto sempre più prezioso – che porta l’immenso vantaggio di fare del bene sia a chi la riceve sia a chi la fa… è così distante dalla compassione e dalla gratitudine? Non mi sembra
Dulcis in fundo, il digiuno…!
Per millenni tutte le culture e le religioni del mondo hanno previsto forme di digiuno, con diverse modalità, quantità e qualità degli alimenti e soprattutto a ogni cambio di stagione (in primavera es. cadono quaresima = marzo/aprile e ramadan = maggio); il digiuno è fondamentale per resettare il nostro sistema immunitario, tanto che viene utilizzato come vera e propria terapia per i pazienti affetti da patologie autoimmuni, sindromi metaboliche e infiammazione cronica come es. Parkinson, Alzheimer, sclerosi multipla, artrite reumatoide etc.
Oggi il digiuno, nella sua veste trendy e salutista, sta tornando di moda:
“digiuno intermittente” (una finestra di tempo quotidiana nella quale non si consuma alcun cibo, es. 16/8 = 16 ore di digiuno e 8 ore in cui si fanno 2 o 3 pasti, solitamente tra le 10:00 e le 18:00),
“simil-digiuno” o fasting mimicking diet (dura tipicamente 5 giorni nei quali, anziché astenersi completamente dal mangiare come nel digiuno tradizionale, si consumano piccole quantità di cibo in base ad un protocollo nutrizionale appositamente studiato, povero di carboidrati e proteine e ricco di grassi – le calorie complessive sono circa il 40% dell’apporto giornaliero consigliato),
“digiuno periodico” (es. un giorno alla settimana, due giorni al mese dove si beve solo acqua) Digiunare un giorno alla settimana
“digiuno disintossicante” (astensione da qualsiasi cibo “infiammante” per l’organismo es. glutine, zuccheri, alcolici, bevande gassate, cioccolato, tè e caffè, fritti, carni rosse, salumi e formaggi etc. per 3 o 4 settimane) 10 modi per disintossicarci tutti i giorni (ovvero: oltre il digiuno! vedi Digiunare un giorno alla settimana)
Certo, l’ideale sarebbe approfittare di un periodo di digiuno, anche breve, per ripulirsi, alleggerirsi e adottare più facilmente abitudini alimentari più sane (come la dieta mediterranea): tornare a rimpinzarsi immediatamente di merendine, hamburger e patate fritte annulla drasticamente ogni beneficio… Almeno, però, iniziamo a (ri)educare la nostra volontà a farci decidere quando e cosa mangiare: impareremo ad avere un po’ più di consapevolezza in quello che mangiamo e anche questa è mindfulness