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Quando ci sentiamo “esauriti”, siamo portati a pensare che la soluzione sarebbe lavorare meno o magari smettere del tutto 😉 e, non potendolo fare, spesso finiamo col ridurre gli impegni sociali, gli svaghi e l’attività fisica, sportiva e perfino sessuale (meglio riposare…): dopotutto, è naturale presumere che sia necessario ridurre il nostro carico in generale, partendo dal superfluo, giusto?! No.

In realtà, il cosiddetto burnout non è necessariamente una funzione diretta del troppo lavoro, anzi: spesso è il risultato di uno scarso impatto, cioè di una mancanza di senso, di valore percepito, in noi stessi… interessante vero? Per migliorare e aumentare l’impatto delle azioni che, una dopo l’altra, creano la nostra esistenza, portando gratificazione o insoddisfazione, spesso non serve fare ancora di più: piuttosto fermarsi, sì, per riflettere sulla nostra motivazione e sul perché facciamo quello che facciamo…

In primo luogo, investiamo in relazioni che ci facciano sentire apprezzati e psicologicamente al sicuro, evitando il più possibile es. litigi e coinvolgimenti personali sul posto di lavoro, così come le compagnie (anche di vecchia data) con cui non ci possiamo rilassare ed esprimerci veramente per come siamo… si tratta di una colossale perdita di tempo – che non farebbe che aggiungere stanchezza su stanchezza. Pensiamo a quelle situazioni in cui invece ci sentiamo magari stanchi ma anche soddisfatti e realizzati e organizziamo l’agenda per viverle quanto più regolarmente possibile (si può, basta volerlo!): che si tratti di studio, lavoro, viaggi, sport o anche “solo” cucinare, lavorare a maglia, passeggiare o giocare col cane… impariamo a riconoscere e introdurre come sane abitudini tutto ciò che ci fa bene e rinnova la nostra energia, anziché esaurirla… saranno proprio queste abitudini a darci forza nei momenti di bisogno 😉

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