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La maggior parte dei tessuti sintetici è carica di sostanze chimiche, aggiunte durante i processi produttivi.
Il poliestere, ad esempio, è un tessuto sintetico estremamente diffuso che di solito deriva dal petrolio: ebbene, non solo è incredibilmente distruttivo per l’ambiente durante la sua produzione (e smaltimento), è stato anche scoperto che i tessuti in poliestere rilasciano microplastiche ad ogni lavaggio 🙁 Microplastiche vengono scoperte ormai in ogni parte del mondo, in particolare negli ambienti acquatici, e possono essere ingerite sia dagli animali che dall’uomo…Fish on WhatsApp gli effetti a lungo termine delle microplastiche sulla salute non sono ancora noti (la ricerca su questo tema è appena iniziata) ma le sostanze chimiche della plastica sono già state collegate a disturbi endocrini, formazione di tumori e molto altro ancora.
Anche la maggior parte degli altri tessuti sintetici contiene una certa quantità di plastica e sostanze chimiche derivate dal petrolio. Lo spandex ad esempio è fatto principalmente di poliuretano (n.b.: la stessa plastica problematica della pelle vegana) mentre nylon/poliammide sono solitamente composti da derivati chimici del petrolio e del carbone.
Anche il rayon, che è fatto di alberi e bambù, passa attraverso un processo ad alta intensità chimica per arrivare al tessuto finale. La triste morale è che qualsiasi tessuto artificiale o sintetico, in genere, contiene un’infinità di sostanze chimiche, dall’inizio alla fine della sua creazione… un suggerimento? Opta per il poliestere riciclato (non è l’ideale ma un po’ migliore, in quanto riduce l’utilizzo di petrolio – idem per il tencel) e, va da sé, preferisci sempre le fibre davvero naturali: lana, cotone, lino, seta, canapa… OEKO-TEX è una certificazione che inizia ad essere abbastanza diffusa e indica che un capo di abbigliamento è stato testato da un ente indipendente ed è privo di sostanze chimiche nocive. Leggi sempre le etichette di composizione e informati sulle pratiche e le sostanze permesse nei paesi di produzione, privilegiando Italia ed Europa che mostrano – almeno ad oggi – maggiore attenzione alla salute e all’ambiente 😉
thanks to Brian Vaszily and his publication Toxic Clothing

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